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Il nuovo paradigma della mobilità: non solo nuovi sistemi di propulsione

Oggi l’Italia è il secondo Paese europeo per tasso di motorizzazione con circa 646 veicoli ogni 1.000 abitanti, secondo solo al Lussemburgo (676 veicoli/1.000 abitanti) e con un valore molto più elevato rispetto agli altri Paesi europei (Germania 567, Spagna 513, Francia 478, Regno Unito 473). Questo dato testimonia quanto l’Italia sia dipendente dall’automobile: il trasporto individuale vale l’80% del traffico totale dei passeggeri, con differenze a seconda delle dimensioni della città (nei centri rurali l’auto ha una quota superiore al 70%, mentre nei centri urbani di grosse dimensioni l’auto viene utilizzata in meno del 50% degli spostamenti).

Figura 1 Tasso di motorizzazione, numero di autoveicoli ogni 1.000 abitanti, 2018. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Eurostat, 2021

Un aumento della densità abitativa nei centri urbani – a livello globale entro il 2050 la popolazione residente nelle città aumenterà fino all’80% rispetto al 2020 – pone sfide sempre maggiori per l’ecosistema e gli attori della mobilità. Cosa succederebbe senza cambiamenti nel mondo della mobilità? Nel 2050 si spenderanno ogni anno circa 106 ore nel traffico cittadino (+51,4% rispetto al 2020); la mobilità urbana sarà responsabile del consumo del 17,3% delle risorse del pianeta entro il 2050; aumenterà il tempo speso per la ricerca di un parcheggio, già oggi pari a circa 4 giorni all’anno. Inoltre, la mobilità nelle città sarà sempre più responsabile del cambiamento climatico (già oggi il 75% delle emissioni di CO2 mondiali viene generato nelle città).

Rispetto questi scenari consolidati, ci si chiede quali saranno gli impatti della pandemia Covid-19 sul modo di vivere e di spostarsi. Rispetto ad un anno fa, il 33% degli italiani ha dichiarato di aver cambiato le proprie esigenze di mobilità, modificando la frequenza di spostamento, gli orari e la tipologia di mezzi. Inoltre, il 51% dei cittadini ha dichiarato di voler limitare i propri spostamenti per attività personali (lesure e svago) nel post Covid-19.

Figura 2 Tipo di cambiamento delle abitudini di mobilità legato post Covid-19* (%), 2020. (*) Più opzioni di risposta possibili, pertanto la somma non è 33%. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati ART, 2021

I punti di attenzione sono quindi tre: la necessità di un nuovo modello di mobilità che renda le città fruibili da un numero sempre maggiore di persone; una mobilità smart che riduca gli impatti sull’ambiente; una mobilità ad hoc resiliente a futuri shock esogeni.

The European House – Ambrosetti e OCTO Telematics ritengono che questi temi possano essere affrontati sviluppando il concetto di mobilità smart e connessa (Smart Mobility & Connected Mobility). I dati e le tecnologie digitali rendono possibile sviluppare nuovi modelli di gestione sincronizzata delle infrastrutture urbane e delle città.

Le applicazioni cosiddette di Smart Mobility si inquadrano in un contesto di Smart City, ossia un modello di sviluppo delle città che sta raccogliendo sempre più investimenti nel mondo: nel 2020 sono stati investiti oltre 100 miliardi di euro, in crescita del +18,9% rispetto al 2019. La Smart Mobility, oltre che migliorare l’efficienza degli spostamenti nelle città, è considerato un abilitatore della cosiddetta “Vision Zero”, una strategia volta ad eliminare tutti gli incidenti stradali mortali e le lesioni gravi, aumentando allo stesso tempo una mobilità sicura, sostenibile ed equa per tutti. Originata in Svezia negli anni ’90, Vision Zero si sta espandendo oggi in tutto il mondo.

La strategia Vision Zero è considerata un vero e proprio elemento di rottura dello status quo per due motivi: in primis, Vision Zero riconosce che le persone a volte commettono errori, quindi il sistema stradale e le relative politiche dovrebbero essere riprogettati per garantire che gli inevitabili errori non si traducano in lesioni gravi o mortali. Ciò significa che i progettisti del sistema e i decisori pubblici dovrebbero migliorare l’ambiente stradale, le politiche e gli altri sistemi correlati per ridurre la gravità degli incidenti. In secondo luogo, Vision Zero è un approccio multidisciplinare, che riunisce diversi stakeholder per affrontare il problema della mobilità, che per sua natura è ritenuto complesso. In passato, una collaborazione significativa e interdisciplinare tra pianificatori e ingegneri del traffico locale, politici e professionisti della salute pubblica non è stato il modus operandi standard. Vision Zero riconosce che molti fattori contribuiscono a una mobilità sicura – tra cui la progettazione delle strade, la velocità, i comportamenti, la tecnologia e le politiche – e stabilisce obiettivi chiari per raggiungere l’obiettivo primario di zero morti e feriti gravi.

In aggiunta, la Vision Zero di OCTO, ottenibile attraverso all’applicazione diffusa di tecnologie abilitanti, porta ad ampliare la prospettiva includendo tre filoni: Zero Crash, grazie ai sistemi di guida autonoma e alla costante connessione dei veicoli sarà possibile il quasi azzeramento degli incidenti stradali (in Italia quasi 9 persone al giorno perdono la vita per incidenti stradali); Zero Pollution, la diffusione di veicoli a guida autonoma e connessi sarà guidata da veicoli a emissioni zero, portando ad una riduzione delle emissioni (attualmente i veicoli leggeri sono la terza fonte di particolato in Italia); Zero Traffic, la connessione tra auto e delle auto con il sistema infrastrutturale circostante permetterà di efficientare gli spostamenti portando ad una drastica riduzione del traffico.

L’utilizzo di dati, provenienti da varie fonti (ad esempio veicolo, ambiente urbano, infrastrutture di mobilità, edifici, cittadini), rende possibile la concretizzazione di questa visione centrale per lo sviluppo delle città. Ad esempio, la Connected Mobility permetterà di: gestire il traffico, sviluppando sistemi e modelli per ottimizzare il flusso dei veicoli e ridurre congestioni; efficientare la ricerca di un parcheggio, riducendo il tempo speso e il carburante sprecato; favorire l’utilizzo di motorizzazioni e stili di guida “green”; prevenire gli incidenti, aumentando le probabilità di salvare una vita e migliorando l’azione dei soccorritori; gestire i sistemi di intermodalità, aumentandone l’efficienza realizzando soluzioni win-win tra mobilità privata e mobilità collettiva.

In linea con quanto descritto precedentemente, l’iniziativa di OCTO Telematics e The European House – Ambrosetti mira ad investigare lo stato della mobilità in Italia e definire un nuovo modello di sviluppo dell’ecosistema al fine di creare una vera e propria mobilità smart e connessa. In particolare, con il termine “Connected Mobility” si intende l’interconnessione del veicolo con piattaforme di analisi in grado di offrire servizi sia all’interno sia all’esterno di un veicolo, permettendo al conducente e agli altri passeggeri di godere di un’esperienza di possesso e utilizzo del veicolo, e all’ecosistema di attori una più efficiente gestione dell’asset e l’offerta di nuovi servizi grazie a soluzioni tecnologiche innovative.

La connettività dei veicoli permetterà di generare valore rispetto a tre ambiti: driver e passeggeri, operatori della mobilità e infrastruttura. Gli utilizzatori dei veicoli avranno infatti la possibilità di svolgere attività diverse dalla guida durante gli spostamenti, di organizzare i propri spostamenti in maniera automatica sulla base degli impegni e migliorare l’efficienza dei viaggi. Gli operatori della mobilità, intesi come i gestori dei sistemi e delle flotte, potranno utilizzare i dati raccolti dai veicoli connessi per migliorare i propri servizi e, al tempo stesso, migliorare la gestione dei mezzi, ad esempio con interventi di manutenzione preventiva. Sarà inoltre possibile utilizzare il veicolo come un’interfaccia capace di veicolare nuovi ed innovativi servizi: si pensi ad esempio alla capacità che avrebbe un’automobile connessa nel monitorare lo stato di salute degli utilizzatori potenziando le capacità dei dispositivi wearable. Infine, le varie infrastrutture saranno capaci di dialogare tra loro, con i veicoli connessi e con altri device, ad esempio smartphone. In questo senso si prospetta la creazione di un ecosistema interconnesso senza soluzione di continuità.

In definitiva si può affermare che la possibilità di creare modelli virtuali complessi, abilitati da una crescente disponibilità di dati generati dai veicoli e dalle altre componenti dei sistemi di mobilità, permetterà quindi di migliorare la fruizione e la vivibilità delle città, sviluppando infrastrutture ad hoc e sistemi di gestione degli spostamenti intermodali efficienti. Permetterà inoltre di creare un’esperienza di consumo avanzata in cui l’utente avrà a disposizione una pluralità di servizi avanzati maggiormente coincidenti con le proprie aspettative.

Nel prossimo articolo di questa serie saranno analizzati i trend dei consumatori e le evoluzioni tecnologiche che stanno rivoluzionando l’ecosistema della mobilità, liberando nuovo valore intrappolato che potrà essere catturato soltanto tramite lo sviluppo di nuovi modelli di business e approcci ecosistemici.

Autori:

Alessandro Viviani : Senior Consultant – Innotech Hub
Corrado Panzeri : Associate Partner – Head of InnoTech Hub
The European House – Ambrosetti

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