Nel precedente articolo – “Il nuovo paradigma della mobilità: la necessità di adottare e sviluppare una visione di ecosistema” – è stata data una visione di alto profilo circa il modello evolutivo della mobilità prospettato da OCTO e The European House – Ambrosetti. In particolare, sono stati analizzati tre diversi approcci – Super App, ecosistema interoperabile chiuso ed ecosistema interoperabile aperto – con cui potrebbe concretamente venirsi a creare il modello connesso della mobilità del futuro.
In questo articolo si è scelto di partire dal punto conclusivo del precedente, ossia la concettualizzazione del possibile ecosistema della mobilità, intesa in questo caso come aggregazione di diversi attori e sorgenti dei dati necessari per creare e gestire nuove forme di servizio. Il lavoro, svolto con gli oltre 30 stakeholder che hanno partecipato ai tavoli di lavoro organizzati da OCTO e The European House – Ambrosetti, ha confermato sovranità dei dati, interoperabilità e portabilità essere gli elementi cardine per una visione di sviluppo che vada oltre, non solo agli attuali confini di business, ma anche alle attuali logiche competitive. Concretamente, rispetto all’ecosistema della mobilità riteniamo più plausibile il realizzarsi di un modello interoperabile aperto in cui un gli attori, afferenti a diverse componenti della catena del valore, si aprano verso logiche collaborative attraverso cui trarre beneficio mettendo in sinergia i rispettivi vantaggi competitivi per generare nuove offerte e nuovi modelli esperienziali per i clienti.
Come condiviso da larga parte degli stakeholder coinvolti, al fine di concretizzare questa visione e stimolare la convergenza tra operatori è necessario avviare singoli progetti pilota molto verticali su perimetri limitati in cui vi sia un interesse specifico dei diversi operatori di volta in volta coinvolti e la possibilità di raggiungere risultati nel breve termine. In un secondo momento, vi sarà poi la possibilità di mettere in sinergia i diversi progetti pilota traguardando ad una visione ecosistemica più allargata. A tal fine, nella seconda tornata dei tavoli di lavoro, i team di OCTO e di The European House – Ambrosetti hanno avuto la possibilità di presentare la visione e gli obiettivi di lungo termine che i progetti pilota dovrebbero traguardare. A questo proposito, è emerso come sarà fondamentale sviluppare la via italiana alla mobilità connessa tramite una serie di progetti di dimensioni contenute in modo da validarne funzionamento, ruolo degli attori e superare agilmente eventuali difficoltà.
In linea con la visione di OCTO, la mobilità connessa qua intesa creerà valore per i consumatori, la società e le aziende attraverso nuovi modelli di Mobility-as-a-Service (in cui sono incluse la disponibilità degli asset per la mobilità e l’esperienza di acquisto e di marketplace) e l’abilitazione della Vision Zero (nelle sue tre componenti: Zero Crash, Zero Traffic e Zero Pollution).
Il progetto complessivo «La via italiana alla mobilità connessa» intende favorire la sperimentazione di diversi progetti pilota secondo un approccio ecosistemico, in cui Istituzioni e attori della mobilità collaboreranno secondo logiche di co-opetizione e co-creazione di servizi ed esperienze, il tutto abilitato dai dati. In questo senso i dati assumono la valenza di vero e proprio fattore produttivo all’interno della catena del valore dell’ecosistema della mobilità.
Il successo dell’iniziativa promossa da OCTO e The European House – Ambrosetti si gioca sulla necessità di costruire un ecosistema innovativo, trasparente, interoperabile, generatore di fiducia e funzionante secondo logiche di co-opetizione volte a creare valore condiviso per tutti gli attori coinvolti (ed in particolare per i consumatori / gli utenti).
Primo obiettivo di visione da porsi è la possibilità di costruire trasparenza, interoperabilità e trust tra gli stakeholder (utenti inclusi). In questo senso, il gruppo di lavoro di The European House – Ambrosetti approfondirà i possibili temi di focalizzazione dei progetti pilota nel corso del prossimo Advisory Board in programma il primo luglio 2021. In particolare, si andranno a capire le potenzialità e il funzionamento dei cosiddetti Mobility Data Space (MDS), ossia degli spazi dati afferenti all’ecosistema della mobilità, che, negli ultimi mesi, hanno destato l’interesse e l’attenzione di diversi attori privati a livello europeo e della stessa Commissione Europea. Gli MDS si caratterizzano per essere spazi dati aperti in cui diversi attori hanno la possibilità di attingere al fine di creare nuovi prodotti e servizi all’interno di un ecosistema della mobilità sicuro e connesso. Sovranità dei dati e alti livelli di privacy sono alcune delle caratteristiche degli MDS maggiormente apprezzate a livello europeo.
Secondo obiettivo riguarda invece la capacità degli attori di evolvere il proprio modello di business verso modelli aperti in cui le logiche co-opetitive, al pari di quanto osservato in altri settori (ad esempio nel settore finanziario), consentano di creare maggiore valore proprio dall’apertura. Verrà quindi analizzato il progetto Gaia-X, un progetto europeo che si pone l’obiettivo di creare un’infrastruttura dati capace di stimolare la nascita di servizi federati a livello UE. Anche nel caso di Gaia-X è possibile identificare alcuni use case imputabili al mondo della mobilità: nello specifico, il progetto si pone l’obiettivo di garantire la facilità e la sicurezza nel trasferimento di dati e la promozione la capacità dei consumatori di disporre in maniera informata dei propri dati (c.d. data sovereignty).
Il raggiungimento dei primi due obiettivi pone le basi per il perseguimento del terzo obiettivo, ovvero la creazione di valore per la collettività attraverso il contributo che la mobilità connessa potrà offrire nei confronti della smart city ed in particolare alla promozione di una società senza inquinamento, incidenti e traffico. In tal senso, sarà fondamentale garantire l’ingaggio delle amministrazioni pubbliche all’interno delle quali saranno da promuoversi nuovi approcci operativi e l’adozione di nuove competenze. In questo contesto, gioca inoltre un ruolo fondamentale il framework normativo, il quale dovrà inquadrare un chiaro contesto attraverso cui operatori pubblici e operatori privati possano collaborare. In questo caso le analisi andranno a identificare alcuni progetti chiave a livello UE: tra questi si segnala lo sviluppo dell’ecosistema della mobilità in corso ad Amburgo e Francoforte, progetti che verranno ulteriormente presi a riferimento e sviluppati per rispondere al meglio alle caratteristiche italiane.
Infine, analogamente a quanto in corso in altri settori, l’evoluzione tecnologica, seguita anche da un adeguamento normativo, permette l’ingresso di nuovi attori incentrati su verticali applicativi fortemente innovativi e in grado di sfruttare in maniera estremamente agile le potenzialità abilitate dai dati. Analogamente a quanto successo in ambito finanziario e assicurativo, in cui sono venuti a crearsi ecosistemi Fintech ed Insurtech, nell’ambito della mobilità possiamo ipotizzare la nascita di un ecosistema Mobilitytech. Al fine di attrarre nel nostro Paese iniziative di sviluppo che possano essere anche un elemento di rilancio per le filiere automotive, è necessario creare le condizioni affinché queste iniziative possano nascere e crescere di scala. In tal senso, la creazione di distretti e di piattaforme in cui vengano messe a disposizione delle startup infrastrutture digitali e modelli di connessione API con le aziende rappresentano chiari elementi di attrattività. A tal fine, sarà analizzato l’esempio di quanto già fatto nel mondo Fintech da un attore italiano. In questo caso si tratta di un esempio afferente ad un’altra industry che però mostra sempre più punti di similarità con quanto sta avvenendo / si prospetta avverrà nel mondo della mobilità.
Dai tavoli di lavoro di giugno è stato possibile identificare alcuni elementi abilitanti per il successo della via italiana alla mobilità connessa: in primis, si dovrà lavorare per sviluppare nuove modalità di collaborazione tra pubblico e privato. Pur essendo il coinvolgimento dell’attore pubblico fondamentale per il successo delle iniziative di sistema, oggi le procedure non rendono efficace ed efficiente tale relazione. In secondo luogo, sarà necessario definire un set di standard comuni a livello internazionale da applicare alla costruzione dei modelli di mobilità connessa. In questo senso, bisogna infatti considerare che i mezzi di trasporto non operano soltanto all’interno di un singolo Paese; risulta quindi necessario che i veicoli e gli altri elementi dell’ecosistema operino secondo i medesimi standard, eliminando i rischi derivanti da una mancata connessione o da un’incomprensione dei sistemi. Inoltre, le relazioni tra gli attori dovranno essere sviluppate secondo una logica di co-opetizione, garantendo il raggiungimento di un win-win per tutti gli attori coinvolti.
In definitiva si può affermare che con i tavoli di lavoro è stato possibile raccogliere l’interesse e la disponibilità di diversi attori dell’ecosistema italiano della mobilità a partecipare a progetti pilot di sviluppo di un nuovo paradigma della mobilità connessa. Al contempo, il confronto con attori privati e pubblici ha dato l’opportunità ad OCTO e The European House – Ambrosetti di identificare i fattori ostativi e gli elementi abilitati del successo di un’iniziativa di sistema. Infine, sembra lecito affermare che, all’interno del perimetro di questo Advisory Board, si stiano iniziando a delineare alcuni punti di partenza per i progetti pilota.
Nel prossimo ed ultimo articolo di questa serie saranno presentati nel dettaglio gli use case afferenti ai quattro macro-blocchi di sviluppo dei progetti pilota, già sopra accennati e saranno descritti alcuni degli ambiti che l’Advisory Board deciderà di prioritizzare nello sviluppo della via italiana alla mobilità connessa.
Autori:
Alessandro Viviani : Senior Consultant – Innotech Hub
Corrado Panzeri : Associate Partner – Head of InnoTech Hub
The European House – Ambrosetti